Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di attualità etico-politica che ci ha inviato il Direttore.
Un giorno sì e un giorno sì, lo scenario politico, italiano e non, mette in evidenza come sia aggrovigliato il rapporto tra religione e politica. La campagna elettorale degli Stati Uniti, senza dire di quella spagnola e ovviamente di casa nostra, evidenziano come le chiese, in modi diversi interferiscano. In Spagna in modo particolare si assiste al fatto che il partito socialista, il partito di governo, si trova di fronte e in diretta competizione con "il partito" dei vescovi. Non sto a ricordare come in Italia, in piena secolarizzazione, settori della gerarchia cattolica si fanno forti di ogni mezzo pur di evidenziare la propria opposizione al governo in carica, utilizzando a piene mani i terrenissimi mezzi massmediatici e di come intervengano nel vivo delle opzioni politiche per affermare opinabili posizioni. Per restare alla storia italiana è il caso di ripetere che resta permanente una delle storiche "piaghe della Chiesa" già denunciata da Rosmini.
«Oggi coesiste l’opposizione frontale alla modernità di Pio IX e l’apertura ai segni dei tempi di Giovanni XXIII, l’infallibilità papale da un lato e la gestione collegiale della Chiesa con l’insieme dei vescovi dall’altro». Torna continuamente, insomma, la volontà di negare il carattere di svolta e, per certi aspetti, di rottura del concilio Vaticano II. Pio IX aborriva la democrazia, il Vaticano II l’ha fatta propria. Pio IX considerava folle la libertà di religione, il Vaticano II l’ha riconosciuta. Pio IX riteneva inconcepibile la libertà di coscienza, Karol Wojtyla ne ha fatto un cardine del suo pontificato, denunciando quanto di oppressivo si è verificato all’interno della Chiesa. Per non parlare dell’ecumenismo. Le cronache del Concilio di Pio IX nel 1870 riportano le grida di condanna, scagliate contro il vescovo tedesco Stossmeyer colpevole di aver dichiarato che «anche fra i Protestanti c’è chi ama Gesù». E quando lo stesso presule invoca di non imporre un dogma come l’infallibilità a colpi di maggioranza, i seguaci di Pio IX si mettono ad urlare: «Anatema, anatema, è un altro Lucifero, un secondo Lutero». Non si può recuperare Pio IX e volere il dialogo con il mondo contemporaneo. Sta qui la grande, sotterranea contraddizione del pontificato di Benedetto XVI: desiderare sinceramente un confronto fecondo con la ragione e la scienza moderna mentre si ripropongono le esperienze più autoritarie e dottrinalmente chiuse della Chiesa.
In rapporto alla situazione italiana fa ben sperare il lavoro legislativo per istituire una giornata della libertà di coscienza, di religione e di pensiero, coinvolgendo credenti e non credenti. Il 17 febbraio, data del primo atto di libertà religiosa, con la concessione dei diritti civili ai Valdesi (1848).
(A.N.)